Pandemia Covid 19

Di cosa si tratta

IL SARS-Covid-19, fa parte della famiglia dei Corona Virus (Virus influenzali).

Il nome Covid19 è stato attribuito dall’OMS in data 11 febbraio 2020 dove CO sta per Corona, VI sta per Virus, D per Disease (Malattia) e 19 l’anno in cui si è manifestato.

Sempre l’OMS in data 11 marzo 2020 ha dichiarato che l’infezione di questo Virus è una pandemia, dal greco pan-demos, cioè che riguarda “tutto il popolo”.

Sebbene l’esatto tasso di mortalità non sia ancora chiaro, le prove finora mostrano che la malattia uccide una percentuale maggiore di persone rispetto all’influenza (ed è particolarmente letale per le persone di età superiore agli 80 anni o affette da altre patologie).

Essendo un Virus sconosciuto per il nostro Sistema Immunitario, ed essendo ad alta e rapida diffusione, sta generando la sopraffazione del Sistema Sanitario italiano.

Attualmente esistono diversi vaccini ed alcune terapie per rallentarne il corso.

I vaccini pur essendo stati approvati dalle varie autorità competenti destano ancora scetticismo in una parte della popolazione e la vaccinazione va a rilento, tuttavia si deve essere coscienti che è l’unico metodo realmente efficace ad eliminare il virus nel corso del tempo.

Riguardo alle terapie, i medici possono “curare” la Sindrome della Tempesta di Citochine, cioè la nostra risposta immunitaria al Virus, che in alcuni casi è fatale, man mano con il passare del tempo, queste terapie ed i protocolli utilizzati stanno dando maggiori risultati.

Tuttavia, per il contenimento della Pandemia, il Governo italiano ha dovuto emanare una serie di restrizioni, rispetto alla nostra vita quotidiana, che vanno a limitare alcune liberta dell’individuo alle quali si era abituati..

Regolamenti e restrizioni.

A partire dal 23 febbraio 2020 in Italia sono stati emanati una serie di decreti che limitano la “libertà personale” dell’individuo, dapprima inerenti alcune zone del nord Italia e via via con il passare dei giorni e delle settimane queste limitazioni sono divenute a carattere nazionale e sempre più stringenti , fino ad arrivare all’Ordinanza del 22 marzo 2020.

A maggio 2020 la situazione si è allentata, fino al mese di settembre abbiamo passato il periodo estivo più serenamente e con meno responsabilità rispetto alla malattia. Dal mese di ottobre 2020 e fino ad oggi è arrivata una seconda ondata che ha fatto risalire la curva dei contagi, anche in questo caso sono state messe in atto le misure restrittive che impattano sulla vita sociale e sull’economia del nostro paese, anche se differenziate da regione a regione.

Si tratta di limitazioni che da una parte devono garantire un efficace distanziamento sociale, fondamentale per combattere la diffusione del virus, ma dall’altra parte limitano profondamente le nostre libertà ed i nostri modi di agire.

Il comportamento di ciascuno è essenziale per “vincere la battaglia” di tutti. Ci sono le Regioni Rosse, Arancioni e Gialle con diverse restrizioni dal non poter uscire di casa, passando per il coprifuoco fino alla mancata possibilità di andare in un ristorante o prendere un aperitivo.

Tutto ciò riguarda la nostra vita sociale o ludica, mentre per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute ci sono deroghe alle restrizioni. Ma tutto ciò cosa comporta a livello psicologico?

E’ fondamentale attualmente stare in casa e seguire le direttive per evitare la propagazione ulteriore del virus, ma è estremamente importante occuparsi di sé e del proprio tempo da neo reclusi.

Consapevolezza.

Sono ormai settimane che sentiamo risuonare come un mantra “state a casa”. Spaventati e impreparati, gli italiani corrono ai ripari come possono, organizzandosi con il lavoro, con le famiglie, con la vita che, improvvisamente, cambia. Abbiamo assistito attoniti alla chiusura delle scuole, alla chiusura delle palestre, del parrucchiere, dei bar, dei nostri uffici.

Cose semplici, come ad esempio camminare per strada, che fino a ieri era un gesto banale, scontato, spesso anche sottovalutato, oggi appare spaventoso e pericoloso. Siamo destabilizzati da tutto l’improvviso cambiamento a cui stiamo assistendo, come se fosse un film che ci scorre davanti agli occhi.

Siamo spaventati rispetto alle implicazioni sanitarie, economiche e sociali che affrontiamo oggi e che ci riguarderanno nei prossimi mesi. Il blocco delle attività commerciali, la necessità di sospendere il lavoro e ritirarsi in casa per un certo periodo di tempo, non rappresentano solo nuove organizzazioni pratiche e soluzioni alternative per affrontare questo periodo di transizione.

Le sensazioni

Se così fosse, come ci spieghiamo la sensazione di malessere nel vedere le strade vuote e i negozi chiusi?

Come mai ci angoscia così tanto lasciare il lavoro, chiuderci in casa, evitare i contatti con l’esterno?

Per quale motivo questa condizione di isolamento dettata dal periodo, ci far stare così male, tanto che ci sembra di impazzire?

In diversi studi, si evidenzia come chi ha trascorso un periodo in quarantena, confrontato con persone non in quarantena, ha mostrato nelle settimane successive alla fine dell’isolamento sintomi di sofferenza psicologica, ansia e paura, irritabilità e nervosismo, tristezza, umore deflesso e depressione, rabbia e confusione, insonnia.

In modo simile passare tanto tempo a casa, in una condizione di isolamento sociale, può aumentare il senso di solitudine o al contrario esacerbare i conflitti di coppia e quelli intrafamiliari. Inoltre i sintomi d’ansia depressiva tendono a peggiorare quando il tempo libero porta ad avere un maggiore confronto con i propri pensieri. Infine il senso di vuoto e la noia possono far disregolare le persone, causando un’alterazione rapida dei ritmi naturali, con effetto su sonno e appetito.

Cosa possiamo fare?

E’ quindi molto importante agire oggi con interventi di prevenzione per contenere gli effetti di domani. Che cosa fa più paura oggi?

L’incertezza dei tempi e le misure di isolamento adottate dal governo generano insicurezza e ansia.

Non solo non sappiamo quando finirà ma nemmeno cosa potrà accedere, quali misure verranno prese, che cosa potrà accadere a noi o ai nostri cari. Il cambiamento che oggi tutti noi dobbiamo affrontare si può paragonare ad un processo di elaborazione del lutto.

In un primo momento, quando sono entrate in vigore le disposizioni per contenere il contagio, abbiamo visto le persone sui balconi a cantare inni ed organizzare flash mob, in cui sembrava prevalere una sorta di euforia da condivisione, un po’ come le reazioni che si possono vedere dopo un lutto, ma se questo “isolamento sociale che ci sradica dalle nostre abitudini e consuetudini”, come pare, durerà molto, avremo poi da affrontare soprattutto depressioni e ansie.

Assolutamente poi non è da sottovalutare il disagio legato alla perdita economica di coloro che si trovano a dover interrompere bruscamente la propria attività a causa della quarantena, che in molti studi, appare tra i più importanti fattori di rischio, con conseguenze a lungo termine in termini di salute psichica.

Categorie a rischio

Le categorie più a rischio sono certamente gli anziani che essendo una categoria già di per sé fragile rischiano con questo isolamento di veder aumentare la loro solitudine e quindi depressione e ansia.

Ma a rischio ci sono anche gli adolescenti che pur essendo perennemente iperconnessi soffrono parecchio la mancanza di contatti sociali. Poi, una grande preoccupazione deve essere rivolta a tutti gli Operatori Sanitari che stanno affrontando l’emergenza sanitaria in prima linea.

Non si può escludere l’insorgenza di una patologia di Disturbo Post-Traumatico da Stress. I disturbi psicologici che in questa situazione tenderanno ad acuirsi sono sicuramente i disturbi causati dall’ansia ma anche quelli ossessivo-compulsivi.

Chi già pulisce ossessivamente le superfici potrebbe manifestare reazioni particolari rispetto alla vicinanza con altre persone o all’idea di essere toccato.

Poi ci sono i disturbi da ipocondria, che sono rappresentati da coloro che si misurano continuamente la febbre, controllano la tosse e tendono a somatizzare manifestando sintomi simili alla malattia che temono.

A lungo termine però ci sono anche altri fenomeni da monitorare, dall’abuso di alcol che già si comincia a riscontrare a un aumento di suicidi se l’emergenza dovesse durare ancora molto.

Consigli utili

Anzitutto si deve accettare di provare emozioni come paura, ansia, rabbia che abbiamo tutti e sono delle risposte adeguate in situazioni di emergenza come questa del Covid-19.

La rabbia in particolare è un sentimento che proviamo spesso ma che in questo caso non sappiamo come veicolare visto che non sappiamo con chi prendercela e non abbiamo nemmeno la palestra e lo sport per scaricare e ci sentiamo costretti perché di fatto siamo privati del bene più prezioso che è la nostra libertà.

Anche la paura è di fatto un sentimento naturale visto che ci salva dalle situazioni di pericolo e ci aiuta a sopravvivere così come l’angoscia della morte.

Questi sentimenti devono essere considerati in qualche modo normali ma se sentiamo di perdere troppo il controllo dobbiamo rivolgerci a chi può aiutarci, ad uno psicologo/psicoterapeuta che ci supporti nella crisi e ci sostenga in un percorso di re- equilibrio delle nostre risposte adattive, impedendo che quelle disfunzionali possano cronicizzarsi e trasformarsi in psicopatologie.

Sulla pagina RISORSE del mio sito, si possono trovare una serie di link utili per letture, visione di film tematici, esercizi di  Mindfulness e molto altro.

Sito Ufficiale del Ministero

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Psicologa – Roma e Online: Dott.ssa Dorella Pierini