
Lavoro Terapeutico sul Lutto
La morte di una persona a noi vicina è un evento doloroso ed emotivamente inatteso, anche se chi è venuto a mancare era molto anziano o malato e potevamo quindi razionalmente sapere che il termine della vita era prossimo.
Non siamo mai del tutto “pronti” al pensiero di non vedere più coloro con i quali abbiamo condiviso parte importante della nostra vita, questo indipendentemente dalla qualità del rapporto, che può anche non essere stato del tutto buono, come può avvenire nelle relazioni familiari e affettive.
Motivo quest’ultimo che fa sì (in modo ancora più pesante di quando i rapporti siano stati positivi ed affettivamente soddisfacenti) che possano emergere vissuti di colpa, rimpianti dovuti a cose non dette a tempo debito, a chiarimenti non avvenuti, a gesti non fatti, e tutta una serie di emozioni negative dovute a conti rimasti in sospeso con la persona defunta.
Le sensazioni
Incredulità, sensazione che la perdita non sia reale, sensazione di abbandono da parte della persona che se ne è andata, rabbia, angoscia, senso di vuoto, disperazione, disinteresse per la vita, ritiro dalle altre relazioni, ma anche paura di dimenticare il defunto, di non ricordare con il tempo le sue fattezze, la sua voce, sono alcune delle esperienze che attraversano le persone che subiscono un lutto.
Ogni situazioni di lutto presenta –pur in un quadro generale con delle caratteristiche comuni– delle variabili di qualità, intensità, difficoltà di elaborazione, dipendenti dal grado di prossimità e parentela (genitore, marito/compagno, figlio, eccetera), dalla qualità del legame con la persona defunta, dalle modalità e dalle cause della morte (morte improvvisa o dopo lunga malattia, morte violenta, eccetera), dal momento della vita in cui avviene la morte, dalla nostra situazione personale, in termini di risorse individuali, affettive, sociali, lavorative su cui possiamo o meno fare conto e che possono favorire oppure ostacolare il percorso di elaborazione della perdita.
Effetti collaterali
A seguito della morte di una persona cara spesso derivano altre perdite secondarie, che possono anch’esse influire sul livello di stress, come la perdita di una certa situazione sociale, cambiamenti economici, il dover interrompere gli studi o altre attività, che non ci si può più permettere, ed emergono nuove necessità, quali quella di dover riorganizzare la propria vita , in termini non solo emotivi in relazione alla mancanza affettiva e al trauma dell’evento morte, ma anche in termini pratici (ad esempio, dover cambiare casa, cercarsi un lavoro, imparare nuove competenze per svolgere compiti svolti finora dalla persona defunta, occuparsi delle attività del defunto producenti reddito, farsi carico da soli di conti, pagamenti, debiti e crediti).
Nel caso della perdita del coniuge, chi rimane dovrà riuscire a gestire le comunicazioni da dare ai figli sulla morte del genitore, affrontare non solo il proprio dolore, ma anche quello dei bambini, che hanno bisogno di chiarezza, sostegno e possibilità di espressione e condivisione delle emozioni, aiutandoli anche ad affrontare i cambiamenti che sopraggiungono nella quotidianità.
Il “lavoro” di elaborazione del lutto, e quindi la strada verso nuovi adattamenti, che permettono di trovare un riequilibrio psicofisico non ha assolutamente il significato di dimenticare la persona cara e di non amarla più, cosa da molti temuta, ed è un percorso che passa per fasi, che vanno necessariamente attraversate.
A volte può essere però necessario un supporto anche di tipo terapeutico.

2 commenti
Michele Profumo · 18 Febbraio 2021 alle 16:56
Buongiorno Signora Dott. Pierini
Nell anno 1999 quando é morto mio padre dopo tanta sofferenza. Io gli sono stato sempre molto vicino è ho fatto tutto il possibile. Tutti dottori primari ec. mi chiedevono se andava tutto bene??. Io gli rsposi nessun problema. Dopo la morte di mio padre stavo molto male é non sapevo quello che avevo. Dopo un paio di anni avevo scoperto che avevo i attachi di panico. Ho fatto diverse psychotherapie é piano piano sono riuscito ad accettare anche se le cose no stanno ancora al cento per cento. Due anni fa mi è capitato che mia madre à le stesse cose che ho avuto io ansie attachi di panico forte depressione è stata 6 mesi in clinica è a perso la voglia di vivere. Io per il momento non ho una via die uscita ne ho provate di tutte.
Chiedo scusa per la grammatica italiana. Io mi trovo all`estero é purtroppo cercho di arrangiarmo il meglio possibile.
distinti saluti
Michele Profumo
Dorella Pierini · 20 Febbraio 2021 alle 7:23
Buongiorno Michele,
grazie per l’attenzione. Il processo di elaborazione del lutto è molto doloroso e la sua gestione passa attraverso diverse fasi. Il sentimento di malinconia e l’ansia, sono tipiche risposte all’evento stressante, che però dovrebbero andare in remissione in un arco temporale di circa 6 mesi. Nella tua esperienza, se il malessere si è protratto ulteriormente, possiamo ipotizzare, che il lutto abbia aperto il “vaso di Pandora”, facendo emergere criticità già presenti nella tua vita. Hai fatto sicuramente bene a rivolgerti ad un esperto che sicuramente ti ha aiutato. In questo momento ti sento anche molto preoccupato per lo stato di salute di tua madre, che probabilmente sta vivendo una Depressione.
La tua situazione familiare potrebbe ulteriormente peggiorare la tua salute mentale. E’ importante quindi, se senti di averne bisogno, di contattare un terapeuta, per un lavoro di sostegno. Se credi, mi puoi contattare su Skype. Cari saluti. Dott.ssa Dorella Pierini.